Orari di apertura
Orari di apertura:
Lunedì a Venerdì dalle ore 8,00 alle 12,00 e dalle ore 15,00 alle 19,00
Sabato dalle ore 8,30 bis 12,00
Quando la farmacia è in servizio di turno, la farmacia è aperta il sabato pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00 e la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00.
La farmacia in valigia
I primi farmaci a cui pensare prima di intraprendere un viaggio sono comunque quelli normalmente assunti dal paziente affetto da patologie croniche. È assolutamente importante che il paziente porti con sé non solo i medicinali, ma anche una ricetta o una memoria scritta dei farmaci normalmente assunti, sulla quale oltre al nome della specialità medicinale sia riportato il nome del principio attivo, il dosaggio relativo e la posologia. Questo consente ad un medico o ad un farmacista in qualsiasi parte del mondo di riconoscere il farmaco assunto e di intervenire in modo corretto in caso di eventi imprevisti quali la perdita, la dimenticanza o il danneggiamento del medicinale normalmente assunto.
Se possibile, tutti i farmaci devono essere conservati nel bagaglio a mano perché siano immediatamente disponibili in caso di bisogno e per evitare shock termici nella stiva della nave o dell’aereo.
Se si viaggia in macchina, bisogna fare attenzione che la borsa dei medicinali non sia esposta al sole. Sarebbe meglio conservare i farmaci in borse termiche. Questo è indispensabile per i medicinali che devono essere necessariamente conservati ad una specifica temperatura (per es. Insulina).
È chiaro che se la zona in cui ci si reca è ben servita da guardia medica e farmacia e si conosce la lingua parlata in quel paese il problema si pone relativamente, ma è bene ricordare che ogni Paese ha le sue regole per ciò che riguarda l’acquisto dei medicinali.
A seconda del tipo e della durata del viaggio intrapreso può essere utile allestire una piccola farmacia da viaggio, per non trovarsi impreparati di fronte a patologie che potrebbero rovinare la vacanza.
Questi stessi farmaci potranno comunque tornare utili una volta tornati a casa.
Kit minimo di pronto soccorso:
Salviette disinfettanti, cerotti, una benda, garze,forbicine, due siringhe sterili con ago,termometro, alcune fialette di soluzione fisiologica sterile per sciacquare occhi o piccole ferite (per es. Libenar).
Farmaci senza obbligo di ricetta medica:
Un antipiretico tipo Paracetamolo
Un antinfiammatorio e antidolorifico tipo Ibuprofene
Fermenti lattici
Un antidiarroico tipo Loperamide
Un reidratante
Un antiacido, digestivo
Un lassativo
Un farmaco contro la cinetosi (mal d’auto, aereo, nave)
Un antistaminico orale
Un farmaco per tosse e mal di gola
Una pomata per le contusioni e dolori muscolari e articolari
Una pomata con antibiotico e cortisone contro infiammazioni cutanee e punture
di insetti
Una pomata antimicotica
Farmaci con obbligo di ricetta medica da assumere dopo avere consultato telefonicamente un medico, nel caso non sia possibile una visita medica in loco.
Un antibiotico ad ampio spettro
Compresse a base di cortisone
Crema solare
Repellente per insetti
Se la meta è un paese in cui l’acqua potabile rappresenta un problema, è opportuno mettere nella valigia un disinfettante specifico (per es. una bottiglietta con contagocce di Amuchina).
VACCINAZIONI:
Per viaggiare in alcuni Paesi possono essere obbligatorie o consigliate una o più vaccinazioni. La scelta di vaccinarsi o meno deve tenere necessariamente conto delle proprie condizioni di salute, del rischio di contrarre la malattia in quella determinata zona e in quel periodo dell’anno e delle condizioni igienico sanitarie in cui si puó essere costretti a viaggiare. Potrete avere maggiori informazioni su questo argomento rivolgendovi alla vostra ASL.
DOCUMENTI PER L’ASSISTENZA SANITARIA ALL’ESTERO
Soggiorno temporaneo per turismo in paesi dell’UE, SEE e Svizzera (Austria, Paesi Bassi, Regno Unito, Rep. Ceca, Belgio, Irlanda, Francia, Slovacchia, Danimarca, Islanda, Svezia, Slovenia, Finlandia,Spagna, Svizzera, Polonia, Lichtenstein, Lussemburgo, Cipro, Estonia, Germania, Norvegia, Malta, Lettonia, Grecia, Portogallo, Ungheria, Lituania).
La tessera europea di assicurazione malattia, comunemente nota come “Tessera sanitaria europea” apre il diritto – sul territorio di uno stato membro – alle cure sanitarie nel caso in cui lo stato di salute della persona necessiti di cure mediche farmacologiche.
I cittadini, in caso di necessità, possono rivolgersi direttamente ai prestatori di cura della località estera. Le cure sanitarie vengono erogate generalmente informa diretta, in base alle stesse regole che lo Stato ospitante applica ai propri assicurati residenti.
Rimangono comunque a carico del paziente eventuali cure specialistiche.
Qualora, per una qualsiasi ragione, non sia stato possibile utilizzare la Tessera sanitaria europea, è possibile al rientro in Italia, chiedere il rimborso della spesa alla propria ASL dietro presentazione della documentazione sanitaria relativa e la ricevuta di avvenuto pagamento.
Svizzera: in questo paese l’assistenza sanitaria è gestita da assicurazioni private per cui è in vigore anche per residenti l’assistenza in forma indiretta, cioè i cittadini prima pagano e poi chiedono il rimborso alla propria assicurazione.
Soggiorno temporaneo per turismo negli stati convenzionati (Argentina, Australia,Brasile, Capo Verde, San Marino, Serbia Montenegro, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Principato di Monaco,Tunisia)
I cittadini che si recano in questi Paesi beneficiano dell’assistenza sanitaria solo per cure urgenti ed impreviste, con le stesse modalità indicate per i Paesi dell’UE, ma con le seguenti precisazioni:le strutture sanitarie erogano direttamente l’assistenza ai beneficiari dopo apposito rilascio di certificazione da parte delle Aziende sanitarie locali. L’assistenza indiretta non è prevista, quindi una volta pagata la prestazione non è più possibile ottenere il rimborso una volta rientrati in Italia.
Attenzione! Si consiglia di stipulare comunque una assicurazione privata perché da alcune segnalazioni sembra che in alcuni di questi stati le convenzioni vigenti risultino di fatto inapplicate (Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro,Brasile, Argentina).
Soggiorno temporaneo per turismo negli stati non convenzionati: tutte le spese per cure mediche e farmaci sono a carico dell’ammalato, quindi è bene tutelarsi con una polizza assicurativa privata.
Importante: Le spese di trasporto dall’estero all’Italia sono sempre a carico dell’ammalato; si consiglia una assicurazione privata temporanea per questa eventualità.
Farmaci in casa
E’ sempre consigliabile avere in casa una piccola cassetta dedicata ai farmaci e al materiale di pronto soccorso per poter intervenire subito in caso di piccoli incidenti e per essere organizzati nel caso si dovesse avere bisogno di una consulenza medica telefonica durante la notte o durante il fine settimana.
Noi consigliamo di tenere sempre in casa i seguenti prodotti:
Kit minimo di pronto soccorso:
Disinfettante, cerotti, una benda, garze, forbicine, due siringhe sterili con ago, termometro, alcune fialette di soluzione fisiologica sterile per sciacquare occhi o piccole ferite
Farmaci senza obbligo di ricetta medica:
Un antipiretico tipo Paracetamolo per adulti e bambini
Un antinfiammatorio e antidolorifico tipo Ibuprofene per adulti e bambini
Fermenti lattici
Un antiacido, digestivo
Un lassativo
Un antistaminico orale
Un farmaco per tosse e mal di gola
Una pomata contro le scottature
Una pomata per le contusioni e dolori muscolari e articolari
Farmaci con obbligo di ricetta medica e da assumere solo dopo consultazione medica:
Una pomata con antibiotico e cortisone contro infiammazioni cutanee e punture di insetti
Un antibiotico ad ampio spettro per adulti e bambini
Compresse a base di cortisone
Si raccomanda di tenere sempre i farmaci:
nelle loro confezioni originali conservando anche il foglietto illustrativo lontano dalla portata dei bambini
lontano da fonti di calore e nell’intervallo di temperatura indicato sulla confezione (in frigo se indicato 2-8*)
e di controllare perioicamente le scadenze
Servizio
Analisi del sangue di prima istanza:
colesterolo totale, glicemia, valori epatici GGT GPT GOT, creatina,
Misurazione pressione: gratuita
Noleggio di apparecchi elettromedicali: aerosol, pompa tiralatte, misuratore di pressione
Noleggio di stampelle e sedie a rotelle
Servizio “Home care”: procura di tutti gli ausili sanitari (sedia a rotelle, lettini, poltrone, ausili antidecubito, articoli di ortopedia) con consegna a domicilio per gli articoli voluminosi. urici, emoglobina
Bombole di ossigeno
Informazioni sul farmaco e parafarmaco:
Accedendo alle banche dati nazionali ed internazionali più accreditate forniamo le informazioni su farmaci e prodotti parafarmaceutici nazionali ed internazionali, sul loro uso in situazioni particolari (gravidanza, allattamento, età pediatrica, esposizione al sole, ecc) e sulle interazioni farmacologiche.
(Puoi inserire la tua richiesta all’indirizzo di posta elettronica qui sotto)
Informazioni sui farmaci e le vaccinazioni in viaggio
Reperimento di prodotti dall’estero, nel rispetto delle norme. (Puoi inserire la tua richiesta all’indirizzo di posta elettronica in cima alla pagina: [email protected])
Analisi del capello per l’identificazione di campi di disturbo alimentare.(Chiedi informazioni all’indirizzo di posta elettronica in cima alla pagina:[email protected])
Servizio plurilingue: italiano, tedesco, inglese.
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 19:00
sabato dalle 8:30 alle 12:00.
Se la farmacia è di turno (vedi link “Turno farmacie” nella pagina iniziale)
e’ aperta il sabato pomeriggio dalle 16,00 alle 19,00
e la domenica dalle 9,00 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 18,00.
Per le modalità del turno durante l’orario di chiusura della farmacia entra nella pagina “Farmacia e Servizi” e poi in nella pagina “Turno in farmacia”
Sali di Schuessler
I sali di Schüssler
Wilhelm Heinrich Schüssler (1821-1898) era un medico tedesco conoscitore dell’omeopatia, e sviluppò una nuova terapia basata su un numero ristretto di rimedi biochimici, noti come “sali di Schüssler”. In pratica, la terapia prevede l’impiego esclusivo di sali minerali che l’organismo umano – almeno nel caso ideale – dovrebbe assumere in quantità sufficiente attraverso l’alimentazione.
Ispirato dalla medicina dell’epoca, Schüssler riteneva che le malattie del corpo derivassero dalle malattie delle cellule, e che quindi il nostro organismo, essendo costituito da innumerevoli cellule, potesse guarire solo ripristinando la funzionalità di quest’ultime. Per ottenere tale scopo, Schüssler postulò che fosse necessario apportare alle cellule una quantità sufficiente dei sali minerali di cui necessitano per le loro funzioni vitali. I sali vanno somministrati in preparazioni omeopatiche (molto diluite), sicché non è
plausibile che un preparato che ne con-tiene solo poche tracce possa compensare una carenza massiccia, ma in realtà il meccanismo d’azione di questi rimedi è un altro: vengono somministrati per trasportare piú facilmente sali minerali all’interno delle cellule, aprendo la strada in questo modo anche all’assorbimento di quelli assunti con l’alimentazione. Ecco perché, in molti casi, è consigliabile combinare i sali di Schüssler con un preparato farmaceutico classico a base di sali minerali. Quelli di Schüssler si suddividono in 12 sali principali e un serie di preparati integrativi.
Come si usano
I sali di Schüssler si assumono quasi sempre in compresse, che di norma andrebbero prese almeno mezz’ora prima o dopo il pasto, lasciandole sciogliere lentamente in bocca in modo che il principio attivo sia assorbito direttamente dalla mucosa orale. La quantità di compresse da assumere ogni giorno varia a seconda della gravità del disturbo e della durata della terapia. Per il trattamento degli stati acuti, i sali vanno presi ad intervalli piú brevi, e spesso è consigliabile combinarne piú d’uno.
Analogamente a quanto si fa nell’omeopatia, anche per prescrivere i sali di Schüssler occorre un’anamnesi accurata del paziente e una visita medica approfondita ed estesa a tutto il corpo. Per alcuni disturbi acuti piú ricorrenti esistono delle prescrizioni standardizzate. Ma ciò non toglie che la scelta dei sali debba essere molto accurata, soprattutto se vanno assunti per periodi prolungati.
I sali di Schüssler si possono prescrivere anche a titolo preventivo, per esempio quando si sospetta una carenza di sali minerali in seguito a una dieta non equilibrata o per un fabbisogno maggiore (dopo una malattia o in un periodo di stress intenso). Di fatto non sussiste il pericolo di un dosaggio eccessivo, e finora non sono mai stati osservati degli effetti collaterali.
In questa sede non è ovviamente possibile descrivere in modo completo ed esauriente tutti i sali di Schüssler, sicché ci limitiamo a presentare per sommi capi i 12 sali principali, precisando che non si tratta di istruzioni per l’autoprescrizione, ma semmai di alcuni cenni generali sugli effetti che i sali possono produrre. Per poterne fare un uso corretto, infatti, occorre approfondire molto di piú la materia, e chi volesse provarli è meglio che si affidi a un terapeuta con una formazione specifica o ad un farmacista esperto, che aiuterà il paziente a scegliere quelli piú indicati per i suoi disturbi.
Non spaventatevi se all’inizio dell’assunzione avvertite la ricomparsa di vecchi disturbi: è la prova che l’organismo sta cominciando a reagire ai Sali minerali, e quindi un segnale positivo. Con un po’ di pazienza questa fase si concluderà in tempi brevi, e ben presto subentrerà un miglioramento sensibile dei sintomi.
I 12 sali principali
N. 1 – Calcium fluoratum
Questo sale di calcio ha il pregio di conferire elasticità ovunque se ne abbia bisogno. Per esempio, restituisce elasticità alla pelle (cicatrici, callosità, screpolature), è utile nelle patologie vascolari (vene varicose o emorroidi) e migliora la funzione dei tendini (per esempio quando le caviglie spinano facilmente). Il Calcium fluoratum forma anche la superficie dura delle ossa e dello smalto dentario.
N. 2 – Calcium phosphoricum
Questo sale minerale è la sostanza piú importante per la ricostruzione delle ossa (per esempio dopo una frattura), ma anche per il sangue e le cellule. È quindi un ottimo ricostituente dopo una malattia, oppure per alleviare i dolori della crescita nei bambini. È importante per il metabolismo delle proteine e per la funzione della muscolatura volontaria (scheletrica). Può essere utile per curare la meteopatia (sensibilità ai mutamenti atmosferici), le tensioni muscolari della schiena e della nuca, l’anemia e l’osteoporosi.
N. 3 – Ferrum phosphoricum
Come è noto, il ferro è essenziale per il trasporto dell’ossigeno nel sangue. Questo sale rinforza il sistema immunitario, ma può anche essere assunto come rimedio di pronto soccorso in caso di dolori, febbre lieve o media fino a 38,5°, lesioni, ferite non ancora rimarginate, malattie infettive e infiammazioni acute. Aiuta anche a tollerare meglio i raggi solari e migliora la concentrazione.
N. 4 – Kalium chloratum
Il clorato di potassio è una sorta di „carburante“ di tutte le ghiandole del nostro corpo. Diversamente dal ferrum phosphoricum, adatto per il trattamento acuto, Kalium chloratum è un rimedio del secondo stadio di una malattia e agisce contro le infiammazioni persistenti, i gonfiori ghiandolari, la tosse catarrosa, il catarro, le bronchiti, l’eccesso di muco e la patinatura bianca della lingua. È utile anche per curare l’ipoacusia (sordità parziale), i capillari sulle gambe e la couperose.
N. 5 – Kalium phosphoricum
Questo sale di potassio elimina dall’organismo i germi patogeni ed altre sostanze estranee, ed è il rimedio per la febbre alta, superiore a 38,5°. Inoltre, favorisce il metabolismo energetico ed è utilizzato per tutti gli stati di esaurimento fisico e psichico, ed anche per i disturbi della memoria o della concentrazione. È utile per combattere la claustrofobia, il nervosismo e la labilità nervosa, e andrebbe assunto in quantità massicce negli stati di affaticamento, stress o gravidanza.
N. 6 – Kalium sulfuricum
Il n. 6 è il terzo dei sali di potassio della terapia di Schüssler, ed è importante per pigmentare la pelle e produrre l’insulina. Elimina dal corpo scorie e tossine, per e-sempio quelle accumulate fumando o assumendo cibi affumicati o caffè, e agisce efficacemente nelle patologie croniche in cui il metabolismo è compromesso o rallentato. Infine, è utile per chi soffre d’asma, neurodermite e psoriasi.
N. 7 – Magnesium phosphoricum
Questo sale è importante per la muscolatura involontaria, e quindi va preso in caso di coliche, dolori urogenitali durante il ciclo mestruale, emicranie e crampi addominali. Regola la funzione del muscolo cardiaco, la peristalsi (movimenti intestinali della digestione) e la motilità dell’utero durante il parto. È anche dimostrato un effetto positivo contro l’insonnia. Una carenza di questo sale minerale si manifesta spesso con attacchi di fame improvvisi, soprattutto per la cioccolata.
N. 8 – Natrium chloratum
Questo sale di sodio ripristina l’equilibrio idrico e termico del nostro organismo ed è importante per le mucose. Si usa per combattere il raffreddore con rinorrea (naso che cola), raffreddore allergico, ustioni e sudorazione eccessiva, ma ha anche un effetto benefico per la pelle secca, gli occhi secchi o lacrimanti, secchezza delle mucose, bruciore delle fauci, perdita del gusto o dell’olfatto e varie forme di edema (gonfiore).
N. 9 – Natrium phosphoricum
Quest’altro sale di sodio neutralizza gli acidi in eccesso, sicché va usato per bruciori di stomaco, rigurgiti acidi, stanchezza cronica e reumatismi. Inoltre, il natrium phosphoricum è assai importante per il metabolismo lipidico (dei grassi), e può essere d’aiuto a chi soffre di acne, pelle o capelli grassi o molto secchi.
N. 10 – Natrium sulfuricum
Il terzo dei sali di sodio, il n. 10, favorisce il deflusso dell’acqua in eccesso nel no-
stro organismo, e con essa anche delle tossine, poiché migliora la funzione epatica. È un sale che – soprattutto combinato al n. 9 e al n. 6 – aiuta ad alleviare molte malattie croniche come la gotta, il diabete, i reumatismi, la neurodermite e molte altre. Una carenza di natrium sulfuricum si manifesta soprattutto con diarrea, flatulenze, dolori articolari e prurito.
N. 11 – Silicea
Una carenza di silicio provoca la fragilità delle unghie e dei capelli, la debolezza del tessuto connettivo, la formazione delle smagliature sulla pelle (per esempio dopo una gravidanza) e una spiccata tendenza ai lividi (per la fragilità delle pareti vascolari). Ma la Silicea ha anche il pregio di regolare la conducibilità delle fibre nervose ed è quindi un rimedio efficace contro il tremore palpebrale o labiale, per l’ipersensibilità al rumore e alla luce, le sciatalgie e i sibili auricolari. È anche utile per curare l’eccesso di sudorazione dei piedi.
N. 12 – Calcium sulfuricum
Questo sale di calcio ha un effetto fibrinolitico e fa defluire meglio il pus, sicché può essere utilizzato per curare gli ascessi, le infiammazioni purulente delle tonsille e dell’orecchio medio, le bronchiti croniche, i raffreddori prolungati con infezione batterica e le infiammazioni gengivali.
Omeopatia
L’omeopatia
Come nacque l’omeopatia
Il padre fondatore dell’omeopatia è Samuel Christian Hahnemann, vissuto tra il 1755 e il 1843.
Era un medico tedesco non molto convinto delle teorie mediche ufficiali del suo tempo, che cercò, con la ricerca e una serie di esperimenti eseguiti anche su se stesso, di portare piú chiarezza nelle conoscenze scientifiche dell’epoca. Grazie alle sue ricerche, Hahnemann creò un approccio medico completamente innovativo, pubblicando le proprie teorie nel cosiddetto “Organon della medicina razionale” e insegnando all’università di Lipsia. In quegli anni di esordio dell’omeopatia furono in molti a mettere in atto la dottrina di Hahnemann, ma verso la fine dell’Ottocento, coi progressi compiuti dalla ricerca scientifica, l’interesse per l’omeopatia fu fortemente ridimensionato, anche perché, nel frattempo, tra i suoi esponenti si erano formati due schiera-menti contrapposti che ne indebolirono la credibilità. Solo verso la fine del Nove-cento l’omeopatia tornò d’attualità, anche in seguito a una diffusa insoddisfazione per la medicina ufficiale.
Il principio della similitudine
È la regola in base alla quale le sostanze che in una persona sana scatenano una malattia, in un malato con gli stessi sintomi possono invece favorirne la guarigione. Per esempio, il caffè è noto per il suo effetto eccitante, ma nell’omeopatia è utilizzato per curare proprio i disturbi nervosi del sonno.
Secondo l’omeopatia classica, ogni malattia è causata da uno squilibrio tra il corpo, la mente e la psiche. I rimedi omeopatici hanno quindi lo scopo di stimolare il potenziale di autoguarigione e l’energia vitale insita in ciascuno di noi, ripristinando l’equilibrio compromesso. Hahnemann fece propria la “legge dei simili” (similia similibus curentur, ossia curare il simile col simile, v. riquadro), già formulata dal medico greco Ippocrate nel 5° secolo avanti Cristo. Il termine “omeopatia”, infatti, deriva dal greco “homeo” (simile) e pathos (sofferenza). Hahnemann svolse molti esperimenti anche su se stesso, studiando gli effetti di piante, minerali e principi attivi di origine animale sulle persone sane, descrivendo meticolosamente per ciascuna sostanza l’insieme degli effetti prodotti. La vera arte dell’omeopatia consiste, ancora oggi, nel trovare quale rimedio si avvicina di piú ai sintomi del paziente, tenendo conto anche delle cosiddette “modalità”: a seconda delle circostanze che determinano un miglioramento o un peggioramento dei sintomi, vanno utilizzati dei rimedi diversi. Per esempio, si analizza fino a che punto il calore, il freddo, il riposo, il movimento, l’umidità riducono o acuiscono i sintomi descritti dal paziente.
Poiché molte delle sostanze analizzate erano tossiche, anche a dosi ridotte, Hahnemann sviluppò la tecnica del “potenziamento”, che consiste nel diluire fortemente e agitare vigorosamente una sostanza. E poiché la sostanza viene agitata ad ogni ulteriore diluizione, aumentano le “vibrazioni energetiche” del rimedio e quindi la sua “potenza”.
Maggiore è la potenza di un rimedio, maggiore è la velocità, l’intensità e la durata del suo effetto.
L’anamnesi omeopatica
La prima cosa che fa l’omeopata serio è un’anamnesi accurata del paziente, raccogliendo informazioni su abitudini, caratteristiche individuali, preferenze, stile di vita, vissuto personale e malattie pregresse. Solo disponendo di questi dati, infatti, può trovare il rimedio piú congeniale al paziente.
Poiché, come si è detto, non è sempre
facile trovare il rimedio perfetto, l’auto-medicazione, ossia l’uso di rimedi senza consultare l’omeopata, è indicato solo per pochi sintomi circoscritti. Se infatti i disturbi sono lievi, spesso si può fare ricorso all’omeopatia anche senza consultare un medico. Chi non ha esperienza diretta, però, è meglio che chieda consiglio al proprio farmacista. Di seguito riportiamo, a titolo di esempio, alcuni rimedi omeopatici classici da tenere in casa e da utilizzare per le patologie piú semplici. Va però ricordato che i rimedi omeopatici hanno sempre molti piú effetti di quelli che, in questa sede, non possiamo che riassumere per sommi capi.
L’omeòpata
Per il momento, la legge non prevede una qualificazione specifica per chi pratica l’omeopatia, anche se esistono diversi corsi di formazione e seminari d’aggiornamento. In ogni caso, è
preferibile rivolgersi a un’omeopata che abbia anche una laurea in medicina.
L’assunzione di rimedi omeopatici
Quasi sempre, i rimedi omeopatici si assumono sotto forma di globuli (micro-sfere di zucchero su cui è applicato il rimedio). In casi piú rari si prendono in gocce alcoliche, compresse o frizioni. I rimedi omeopatici andrebbero sempre assunti a una distanza di circa 30 minuti dai pasti, lasciando sciogliere i granuli sotto la lingua, poiché il rimedio va assorbito dalla mucosa orale. I cibi troppo speziati, il caffè e gli oli essenziali (per esempio il mentolo) compromettono l’assorbimento dei rimedi, e quindi è meglio evitarli, oppure consumarli lontano dall’assunzione del rimedio omeopatico.
L’omeopatia non va confusa con la fitoterapia!
La fitoterapia (ossia l’uso delle piante per curare le malattie) è un metodo “allopatico”, vale a dire che, a differenza dell’omeopatia, non cura con sostanze “simili”, ma “contrarie”. Quello della fitoterapia è quindi un principio analogo alla medicina scolastica, che infatti è nata e si è sviluppata proprio utilizzando sostanze vegetali. Semmai, ciò che accomuna la fitoterapia e l’omeopatia è che fanno parte entrambe della “naturopatia”, ma nel caso della fitoterapia i principi attivi utilizzati sono esclusivamente di origine vegetale.
Un esempio pratico: per curare l’insonnia, la fitoterapia consiglia la valeriana, la passiflora o la melissa, in base al principio che chi non riesce a dormire deve prendere qualcosa che lo faccia rilassare. Nell’omeopatia, invece, l’insonnia si cura con la coffea (caffè), poiché vale il principio della similitudine, secondo il quale chi non riesce a dormire deve prendere ad un dosaggio e con una preparazione di tipo omeopatico (potenziamento), qualcosa che normalmente ecciterebbe e terrebbe svegli.
La scelta del rimedio giusto non dipende solo dai sintomi, ma anche dalla “costituzione“ del paziente, un concetto che esprime le caratteristiche fisiche, mentali e psichiche di una persona. È per questo che in due pazienti diversi gli stessi sintomi vanno spesso trattati con rimedi differenti.
Rimedi singoli e ”complessi omeopatici”
L’omeopatia classica lavora esclusivamente con rimedi singoli, ossia contenenti un unico principio attivo. Oggigiorno, però, a questi rimedi si affiancano molti “complessi omeopatici”, forniti già sotto forma di combinazioni fra piú sostanze. In un “complesso”, ogni singolo rimedio si integra con gli altri a seconda della sintomatologia patologica da curare, e in questo caso viene meno la ricerca, spesso lunga e difficile, del rimedio singolo piú indicato. I complessi si prestano soprattutto per curare i disturbi meno gravi e quotidiani, come le malattie da raffreddamento, i mal di testa occasionali, piccoli disturbi della digestione e cosí via.
Arnica
(arnica montana)
L’arnica è una sostanza usata soprattutto per curare ferite o lesioni di vario genere, per esempio distorsioni, contusioni o ematomi, anche in seguito a interventi chirurgici, trattamenti dentali o parto. È un rimedio efficace che favorisce l’emostasi (ossia l’arresto delle emorragie e la cicatrizzazione) e aiuta a rimarginare le ferite. È utile anche per trattare l’indolenzimento muscolare.
• I disturbi peggiorano se ci si muove o si tocca la ferita,
• migliorano invece stando sdraiati e con applicazioni fredde
Belladonna
(atropa belladonna)
La belladonna è un rimedio per curare attacchi improvvisi,
per esempio febbre alta, arrossamento e vampate al volto, dolori pulsanti e martellanti, o eccessiva sensibilità alla luce e alla pressione. È efficace anche per curare le tonsilliti, i dolori auricolari e l’influenza, a condizione che queste patologie presentino i sintomi descritti sopra. Sovente è utilizzata anche contro l’emicrania.
• I disturbi peggiorano se ci si muove, si tocca la parte dolente o ci si espone a luce o rumore,
• migliorano invece col riposo.
Allium cepa
(cipolla)
L’allium cepa si presta alla cura di disturbi accompagnati da secrezioni brucianti, acri, trasparenti e liquide dagli occhi e dal naso, per esempio nel raffreddore da fieno. Anche la rinite con frequenti starnuti e secrezioni nasali brucianti si può curare efficacemente con questo rimedio
• I disturbi peggiorano negli ambienti caldi
• migliorano invece all’aperto.
Chamomilla
(camomilla)
La chamomilla è un rimedio importante nei trattamenti pediatrici, ed è usata per alleviare i dolori accompagnati da forte eccitabilità, irrequietezza ed elevata sensibilità alle percezioni sensoriali.
È il rimedio giusto nei pazienti che sopportano male il dolore e manifestano grande impazienza. Spesso la si utilizza nei lattanti affetti da coliche intestinali o dolori della dentizione.
• I disturbi peggiorano di notte e in presenza di vento,
• migliorano invece con applicazioni locali calde.
Nux vomica
(noce vomica o albero della stricnina)
La nux vomica si usa per combattere i disturbi digestivi in presenza di vomito, nausea, coliche meteoriche intestinali, pesantezza e bruciore di stomaco, soprattutto quando i disturbi derivano da eccessi alimentari o da libagioni abbondanti.
• I disturbi peggiorano dopo i pasti, al freddo e nelle ore del mattino
• migliorano invece col caldo e nelle ore serali.
Gastroenteriti del viaggiatore
Profilassi delle gastro-enteriti infettive nei paesi in via di sviluppo
La prevenzione puo essere attuata attraverso semplici accorgimenti comportamentali ed in situazioni particolari mediante una profilassi farmacologica.
Misure preventive comportamentali:
Alcuni alimenti e bevande vengono considerati a maggior rischio di contanminazione e dovrebbero essere quindi evitati:
• carne/pesce crudo o poco cotto
• verdura fresca
• frutti di mare
• frutta non sbucciata
• prodotti a base di latte non pastorizzato (gelati, formaggi…)
• bevande non imbottigliate e non sigillate (attenzione al ghiaccio)
• cibo venduto per strada
Sterilizzazione dell‘acqua
Bollire l‘acqua per un minuto è il metodo più semplice per sterilizzarla.
Sopra i 2000 metri di altezza bisogna farla bollire per più di tre minuti.
Disinfettanti chimici
Si possono usare gli agenti clorati alle dosi consigliate dai produttori oppure la tintura di jodio allo 2% (5 gocce/litro).
Filtrazione
Vi sono alcuni agenti patogeni poco sensibili all‘azione dei disinfettanti chimici, in questo caso può essere utile l‘utilizzo dei fitri fisici.
In commercio ne esistono di diversi tipi (ceramica, carbone) con diverse caratteristiche.
Scegliete sempre quelli con i pori di dimensioni più piccole.
In ogni case è sempre buona regola abbinare dopo la filtrazione un disinfettante chimico.
Chemioprofilassi
Fermo restando il fatto che il metodo più efficace per ridurre l‘incidenza della diarrea del viaggiatore è l‘igiene alimentare, in alcuni casi puo‘essere necessaria la chemioprofilassi con un antibiotico appropriato. (es. in soggetti immunodepressi, portatori di malattie infiammatorie croniche ecc., persone che per motivi vari-es.lavoro-non possono interrompere il viaggio)
Essa può essere effettuata assumendo un antibiotico chinolonico (ciprofloxacina, levofloxacina ecc) cominciando un giorno prima della partenza e continuando per 1-2 giorni dopo il ritorno.
In ogni caso, nelle zone ed in soggetti a rischio, è bene combinare l‘uso di più metodi di profilassi, ricordando che per alcuni paesi saranno opportune le vaccinazioni previste dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità.
(vedi siti web www.ministerosalute.it ; www.trasmed.com ; www.worldwidevaccines.com ; e rivolgersi alla Asl di appartenenza)
U.C.
Salmonellosi
La Salmonellosi è una infezione dell’apparato digerente causata dall’ ingestione di cibo contaminato da Enterobatteri del genere Salmonella presenti nel tratto gastrointestinale di molti animali (mammiferi, uccelli, rettili e insetti). Anche se la Salmonellosi viene comunemente associata all’ingestione di uova crude e derivati (zabaglione, creme, gelati, maionese, ecc) e pollame, essa può essere contratta anche da carni crude, latte e i succhi di frutta non pastorizzati. Inoltre bisogna prestare attenzione a tutti gli alimenti che possono essere entrati in contatto con letame (frutta, verdure e acqua). La pastorizzazione e la cottura degli alimenti (in modo omogeneo almeno a 70°) prevengono il rischio di infezione, tuttavia può capitare che il batterio venga trasferito ad alimenti precedentemente cotti dalle mani di chi li manipola (di qui l’importanza di rigide norme igieniche nei ristoranti e laboratori alimentari). Una temperatura inferiore ai 7°C può rallentare lo sviluppo della Salmonella.
Nella maggior parte dei casi, l‘infezione da Salmonella si presenta in forma lieve
e si risolve da sola nel giro di pochi gior-ni. L‘organismo, nei casi di lieve-moderata gastroenterite, si libera dai germi attraverso la diarrea. È piuttosto difficile che una persona adulta e sana contragga la Salmonella, mentre sono piú a rischio le persone immuno-depresse, i bambini sotto i 6 anni, le donne in gravidanza e gli anziani. Nell’uomo la Salmonellosi ha un tempo di incubazione che varia dalle 12 alle 48 ore (secondo alcuni autori alle 72 ore). La gravità dei sintomi è variabile.
Le Salmonelle non tifoidee inducono generalmente una sintomatologia gastroenterica caratterizzata da diarrea lieve o moderata dal caratteristico odore di zolfo, senza muco e sangue nelle feci, cui può accompagnarsi febbre, nausea, mal di testa e dolori muscolari. Nelle forme piú gravi si può avere abbondante dissenteria con disidratazione e manifestazioni extraintestinali. Generalmente la sintomatologia regredisce spontaneamente entro dieci giorni con l’eliminazione del batteri attraverso le feci. Per questo motivo è sconsigliato l’uso di farmaci che bocchino l’eliminazione delle feci (Loperamide)
almeno nelle prime 24-36 ore della malattia. Anche l’uso di antibiotici deve essere attentamente valutato perché puó prolungare lo stato di portatore ed andrebbe limitato ai pazienti immuno-depressi o in caso di localizzazioni extraintestinali di Salmonella.
La terapia di elezione prevede l’uso di soluzioni elettrolitiche reidratanti e rigide norme igieniche per evitare la trasmissione del contagio. A causa della grande varietá di Salmonelle non tifoidee esistenti, non è ancora stato possibile mettere a punto un vaccino.
Salmonella tiphi e parathiphi
La conseguenza piú seria della salmonellosi é il tifo, o febbre tifoide, una malattia acuta causata dal batterio della Salmonella typhi o paratyphi, diffuso nei Paesi in via di sviluppo. ll germe penetra nell‘organismo e raggiunge l‘intestino, da dove si puó diffondere nel sangue e causare un‘infezione che, se non curata, puó essere pericolosa. Dopo un’incubazione che può andare da 3 giorni a 3 mesi, insorge febbre elevata, cefalea, mal-essere, dolori addominali, stato soporoso. Generalmente è presente stitichezza ma a volte diarrea (feci a purea di piselli), più frequente nei bambini che negli adulti.
Le complicazioni piú serie sono emorragie e perforazioni intestinali, ascessi alla milza e al fegato e pericardite od orchite. E‘ a rischio, dunque, chi si dedica a viaggi avventurosi. In questo caso devono valere ancor piú le regole di un attento comportamento alimentare.
La vaccinazione antitifica è raccomandata per i viaggiatori diretti in aree dove vi è un rischio riconosciuto di esposizione alla Salmonella Typhi. Il rischio è più elevato per i viaggiatori nel Subcontinente Indiano e in altri Paesi in via di sviluppo (Asia, Africa e America Latina), che potrebbero consumare cibi e bevande contaminati. La vaccinazione è particolarmente raccomandata per coloro che viaggiano nelle grandi città, villaggi e aree rurali al di fuori degli usuali itinerari turistici.
I viaggiatori devono essere informati del fatto che il vaccino antitifico non è efficace al 100% per cui e importante un’attenta scelta di cibi e bevande.
Il tasso di letalità del 10% può essere ridotto a meno dell’1% con la tempestiva terapia antibiotica.
Gastroenteriti da Rotavirus
L’infezione da Rotavirus è una malattia molto diffusa e rappresenta una delle cause piú frequenti di gastroenterite grave nel bambino. Nei paesi a clima temperato l’infezione ha una stagionalità caratteristica con un picco invernale.
La trasmissione dell’infezione avviene per via oro-fecale, ma è possibile anche la trasmissione per via respiratoria. Il tempo di incubazione è di 36-48 ore. La sintomatologia puó essere variabile ed è generalmente caratterizzata da febbre moderata, disturbi gastrici, vomito e diarrea acquosa abbondante, non maleodorante, che si protrae da 3-8 giorni fino a 3 settimane. Il paziente infetto puó eliminare il virus attraverso le feci anche per 2-5 giorni dopo l’arresto della diarrea.
Rispetto alla maggior parte delle gastroenteriti, l’infezione da Rotavirus conduce piú frequentemente a disidratazione.
L’incidenza della malattia è maggiore nel bambino e nel lattante, mentre è molto rara negli adolescenti e negli adulti, dove il quadro clinico è generalmente poco importante o addirittura asintomatico, pur rappresentando sempre una possibile sorgente di infezione all’interno del nucleo famigliare. La terapia di elezione è, anche in questo caso, la reidratazione per mezzo di soluzioni elettrolitiche bilanciate.
Il neonato deve essere continuamente allattato, anche durante la reidratazione. Per quanto riguarda il bambino a dieta solida, non è necessaria alcuna modifica dietetica.
Celiachia e Rotavirus
Recenti studi hanno rivelato una possibile associazione tra il rischio di sviluppare la celiachia in bambini predisposti e la frequenza di infezioni da rotavirus (attraverso un meccanismo di mimetismo molecolare: quando un soggetto predisposto alla celiachia viene infettato da Rotavirus entra in contatto con una proteina di questo virus, la Vp7, che é strutturalmente simile ad un auto-antigene riconosciuto dalle IgA dei malati di celiachia in fase attiva. Sembra che, sulle cellule del rivestimento del canale intestinale, il contatto con La Vp7 renda riconoscibile per similitudine l’antigene responsabile della celiachia, scatenando la malattia).
R.O.
Bibliografia pag. 8 – 13
Public Haelth Agency of Canada – Laboratory for Foodborne Zoonoses • Link: Wikipedia Enciclopedia libera • ASL TO2 Centro di medicina dei viaggi della divisione A di malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino • www.guidagenitori.it Pediatria Le infezioni intestinali Prof. Luigi Tarani Ricercatore Clinica Pediatrica Universitá degli Studi la “Sapienza” di Roma • Le gastroenteriti da Rotavirus – Cristina Giampi e Marta Luisa Ciofi degli Atti Reparto Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesp, Iss; Dipartimento di Sanitá pubblica, Universitá Tor Vergata di Roma – Alberto Eugenio Tozzi Ospedale Pediatrico Bambin Gesú • Le malattie del viaggiatore Ministro della salute • Dipartimento di prevenzione e della comunicazione S. D’Amato, P. Maran, M.G. Pompa, A. Prete, E. Rizzuto, L. Vellucci, L. Virtuani. • www.ministerosalute.it • www.trasmed.com • www.worldwidevaccines.com • Manuale di medicina dei viaggi Edizioni Masson Orlando Galimberti Giani • Le gastroenteriti da Rotavirus – Cristina Giampi e Marta Luisa Ciofi degli Atti Reparto Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesp, Iss; Dipartimento di Sanitá pubblica, Universitá Tor Vergata di Roma – Alberto Eugenio Tozzi Ospedale Pediatrico Bambin Gesú
Scottature solari
non dimenticate di proteggervi dalle scottature solari!
La pelle non le dimentica! Le scottature solari
Mano a mano che avanza la primavera, molti di noi cominciano a pensare all’estate, alle vacanze e a un luogo ameno in cui prendere il sole.
In effetti, il sole ci dà una splendida sensazione sulla pelle e ci mette di buon umore, senza contare che è importante per formare la vitamina D, una sostanza essenziale per prevenire il rachitismo (ossia la debolezza delle ossa). Pochi sanno, però, che per coprire questo fabbisogno di vitamina è sufficiente esporre al sole il dorso delle mani e il viso per non piú di dieci minuti tre volte la settimana.
Le ustioni sono un fenomeno frequente, e i molti che le hanno avute se ne ricordano come un qualcosa di imprevisto e particolarmente spiacevole.
Ma quali sono le conseguenze reali che un’ustione solare può avere sulla nostra salute?
Il fattore scatenante di un’ustione solare sono i raggi ultravioletti ad onde corte, detti UVB, che raggiungono la pelle scoperta, priva di autoprotezione (quella data dalla carnagione scura) e priva di filtri, come possono essere gli indumenti o una crema solare adeguata al tipo di pelle e all’intensità dell’esposizione. Oltre che dalle condizioni atmosferiche (lo strato protettivo d’ozono e l’inquinamento), l’ustione dipende da latitudine e longitudine del luogo, dalla stagione e dall’ora del giorno, dalla copertura nuvolosa e dall’influsso dell’irraggiamento indiretto che si crea per effetto della diffusione dei raggi nell’atmosfera e del riflesso prodotto dal suolo.
Molto spesso, una persona può stare al sole per varie ore senza avvertire alcun segnale premonitore. Ma l’insidia dei raggi UVB sta proprio nel fatto che i sintomi da ustione si manifestano solo dopo 4-6 ore, per poi intensificarsi dopo 12 – 24 ore dall’esposizione.
Il primo sintomo è l’eritema, ossia l’arrossamento intenso e il gonfiore della pelle, accompagnato da un senso di caldo, non di rado seguito dalla formazione di vesciche piú o meno grandi, simili a quelle di una scottatura. Nella fase successiva si formano delle lesioni seborroiche con successive croste, seguite da un’esfoliazione della pelle fino alla guarigione. In ogni caso, ci vogliono almeno tre giorni perché questi disturbi cessino.
Quando l’ustione solare è meno grave, dall’eritema si passa direttamente all’esfoliazione (vale a dire che ci si “spella”), e solo dopo qualche giorno si comincia ad osservare una pigmentazione (ossia un’abbronzatura) delle aree esposte al sole.
Quando invece l’esposizione è molto intensa e il corpo assorbe molto calore, possono insorgere sintomi piú gravi come febbre, nausea, vomito, cefalee e perfino il collasso circolatorio (detto “colpo di sole”).
È vero che nel giro di qualche giorno, a seconda del tipo di pelle, si forma un’abbronzatura piú o meno visibile, e che alle nostre latitudini avere la pelle abbronzata è sinonimo di salute e giovinezza, ma in altri paesi come l’Australia – dove si registra il tasso di tumori della pelle piú alto del mondo e quindi si fa molto di piú per la prevenzione – ormai tutti si sono convinti che l’abbronzatura è malsana, e anche in Europa molte campagne sanitarie raccomandano di esporsi al sole con la massima cautela.
La pelle, infatti, si ricorda di tutte le ustioni subite, e molto tempo dopo l’esposizione reagisce spesso formando sulle parti scottate delle macchie scure che ricordano le lentiggini. Queste macchie sono da considerare un danno permanente da ustione solare. Diversa è invece la causa dell’invecchiamento precoce della pelle, con perdita d’elasticità e formazione di rughe, che dipendono dai raggi ultravioletti ad onda lunga, i cosiddetti UVA, soprattutto dopo ripetute esposizioni protratte nel tempo o un uso frequente di lettini solari.
Perché i dermatologi consigliano vivamente di evitare le ustioni solari?
Una delle conseguenze tardive delle ustioni solari, soprattutto se frequenti e subite negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, è la comparsa di numerosi nei, e proprio questa condizione è un fattore di rischio elevato per contrarre il melanoma maligno, il cancro della pelle che può essere letale. In età infantile e giovanile, infatti, il meccanismo con cui la pelle ripara i danni subiti dalle cellule per effetto dei raggi UV non è ancora perfetto, e i difetti accumulati possono portare, nel giro di anni o decenni, a una degenerazione dei tessuti.
Il melanoma ha un’incidenza che, in Baviera, è attualmente di 14 (nuovi casi) per 100.000 abitanti all’anno, il che corrisponde ad un rischio di contrarlo nell’arco della vita dell’1% (una persona su cento contrae prima o poi un melanoma). In Alto Adige, la diffusione di questo tumore è ancora piú alta.
Il modo più efficace per prevenirlo, quindi, è evitare il più possibile le ustioni solari nei primi decenni di vita, e sottoporsi regolarmente ad un controllo dermatologico.
Come prendere il sole limitando i rischi per la salute:
• La pelle va abituata lentamente all’esposizione solare prolungata, ed è buona norma trascorrere all’ombra le ore meridiane piú calde, dalle 12 alle 15.
• Evitare di esporre la pelle ad un’azione intensiva dei raggi solari per piú di 50 volte l’anno, e in ogni caso evitare sempre e accuratamente un’ustione solare.
• I bambini piccoli vanno protetti piú degli adulti, anche perché la quantità di raggi ultravioletti assorbiti in età infantile è un fattore determinante per la comparsa di tumori della pelle da adulti.
• La protezione migliore dai raggi solari si ha con indumenti adeguati, un copricapo e un paio di occhiali da sole. Le parti del corpo scoperte vanno protette con filtri o creme solari, che almeno sulle parti piú sensibili o non abituate al sole (in particolare nei bambini) devono avere un fattore protettivo di almeno 15.
• Usare filtri o creme solari che proteggono sia dai raggi UV-A, sia dai raggi UV-B, e applicarle almeno 30 minuti prima di esporsi al sole. Se si fa il bagno, applicare un filtro solare resistente all’acqua, e riapplicarlo dopo essersi riasciugati.
• Non rivolgere mai lo sguardo verso il sole senza proteggere gli occhi con dei buoni occhiali da sole.
• Chi assume dei farmaci, prima di prendere il sole dovrebbe consultare il proprio medico, poiché alcune medicine aumentano la fotosensibilità della pelle o provocano delle allergie da esposizione alla luce.
Quando si prende il sole, evitare il piú possibile l’uso di cosmetici, deodoranti o profumi, poiché c’è il rischio che si formino sulla pelle delle macchie permanenti.
Ma se non ci si è attenuti a queste precauzioni e ci si prende un’ustione solare,
come si può curarla?
Nelle prime fasi dell’ustione, quelle dell’arrossamento e del gonfiore, sono sufficienti applicazioni rinfrescanti, per esempio con talco. Danno parecchio sollievo anche gli impacchi umidi, soprattutto in presenza di vesciche chiuse o aperte. In questi casi, si può anche applicare direttamente sulla pelle una pomata idratante decongestionante, se necessario associata ad una crema a basso contenuto di cortisone, ricoprendo poi la pelle ustionata con un panno umido. In questa fase infiammatoria vanno invece evitati oli e pomate grasse. Una volta passato il rossore, invece, la pelle tende a seccarsi molto, e a questo punto è consigliabile trattarla con una crema o un latte idratante piú grasso.
Dr Eduard Vigl
giá Primario del Reparto di Dermatologia dell‘Ospedale di Merano
I prodotti per la protezione solare e l‘abbronzatura.
Che cosa sono ?
Prima di tutto un pò di chiarezza perchè esiste una grande confusione nei termini quando si parla di sole e di pelle.
”Prodotto solare“: è una definizione generica che dice solo che quel prodotto può essere applicato sulla pelle quando ci si espone al sole.
Molto meglio sarebbe definire il prodotto: ”schermante o filtrante” quando si vuole indicare un cosmetico destinato a proteggere la pelle.
”Abbronzante“: termine fuorviante.Se si escludono i prodotti che contengano psoraleni e furocumarine (presenti nell‘essenza grezza di bergamotto il cui uso è proibito-assolutamente da evitare) si può dire che non esistono cosmetici che siano veri e propri abbronzanti. L‘abbronzatura è un fenomeno che avviene nella nostra epidermide e non è mai il solo prodotto a provocarela.
”Autoabbronzante“: sono in realtà dei pigmentanti di superficie, in quanto il colore è il frutto di una reazione tra le sostanze contenute nel cosmetico
(soprattutto diidrossiacetone o molecole analoghe anche naturali) e la cheratina della pelle.
”Presole“: definizione poco chiara e non meglio definibile scientificamente. In realtà la migliore preparazione all‘esposizione solare consiste nel mantenere la pelle in salute e ben idratata.
”Intensificatore di abbronzatura“:
si tratta di prodotti che (quasi tutti) contengono tiroxina che è l’amminoacido da cui si forma la melanina e possono funzionare a condizione che la molecola raggiunga la cellula melanogena.
“Prolungatore di abbronzatura”: semplicemente non ha significato razionale.
Servono al massimo a mantenere idratata la pelle.
Quali sono i raggi solari che hanno effetti sulla pelle ?
Lo spettro solare che arriva sulla terra comprende :
-Raggi infrarossi,
invisibili, poco energetici e che scaldano.
-Raggi UVA (ultravioletti A) ,
poco energetici, penetranti nella pelle. Non hanno energia necessaria a provocare la sintesi della melanina ma possono ossidare e scurire la melanina preformata, inoltre, gli UVA, che giungono al derma, provocano una alterazione delle fibre elastiche del derma stesso dando origine all’invecchiamento prematuro della pelle (pelle del contadino, da marinaio ).
-Raggi UVB (ultravioletti B),
energetici e poco penetranti. Producono sulla pelle vari effetti tra cui (è quello che ora ci interessa) attivano la tirosinasi (enzima che trasforma la tirosina in melanina) dando il via al fenomeno dell’abbronzatura ma anche alla produzione di istamina, dando così origine, in alcuni casi, all’eritema solare.
E’ importante capire che, sia l’abbronzatura che l’eritema sono reazioni di difesa della nostra pelle.
La melanina è uguale per tutti?
Allergie e intolleranze allimentare
Allergie, intolleranze e reazioni avverse agli alimenti
Allergie alimentari…intolleranze…reazioni avverse agli alimenti…a volte sintomi simili per cause e situazioni diverse: quanta confusione.
Non è facile sapere distinguere ed orientarsi in un campo spesso così confuso e dalla definizione non chiara.
In questo articolo cercheremo di darvi alcuni elementi semplici ma corretti per potere meglio comprendere i fenomeni di cui scriveremo.
Per facilitare la comprensione di questi complessi fenomeni, pensiamo sia utile ricordare brevemente in che cosa consista una allergia.
L’allergia è una reazione “esagerata” del sistema immunitario nei confronti di sostanze estranee al nostro organismo quali pollini, peli di animali, acari della polvere, muffe, farmaci e, nel nostro caso, alimenti, ecc.
In presenza di una allergia il nostro sistema immunitario, che normalmente ha la funzione di difendere il nostro organismo da agenti potenzialmente pericolosi come virus e batteri, produce anticorpi specifici (detti immunoglobuline IgE) contro sostanze normalmente innoque per il nostro corpo, scatenando così una serie di reazioni che hanno come risultato la liberazione di una sostanza, l’istamina, che è responsabile dei sintomi tipici dell’allergia quali prurito, gonfiore, rossore, ecc.
L’allergia alimentare è quindi una reazione del sistema immunitario che provoca un aumento di anticorpi (del tipo IgE) contro determinati alimenti ed il conseguente aumento di istamina nell’organismo.
I sintomi si manifestano con prurito, gonfiore in bocca, vomito, diarrea, gonfiore addominale, orticaria, eczemi della pelle arrossamenti e gonfiore delle mucose, tosse ed asma ecc. Questi sintomi possono comparire singolarmente o ragruppati in diverse combinazioni.
Inoltre, le reazioni anafilattiche agli alimenti sono rare ma possibili.
Assumendo l‘alimento che ha provocato la sensibilizzazione, i sintomi dell‘allergia compaiono in breve tempo: il meccanismo di sensibilizzazione-reazione allergica è eguale a quello (per. es.) delle allergie ai pollini.
E‘ bene ricordare che alle volte le allergie alimentari possono manifestarsi come allergie crociate. Questo significa che ad una preesistente allergia, per es. ai pollini, può associarsi una seconda reazione allergica ad altre sostanze, per es. alimenti, perché esse hanno una struttura simile a quella della sostanza che originariamente ha scatenato la prima allergia.
(Ad esempio le persone allergiche alla betulla possono potenzialmente presentare allergia crociata con mele, pere, ciliegie, noci, albicocche, banane, carote, finocchio, pesche, mandorle…)
Nonostante molte persone credano di essere allergiche ad uno o più alimenti, in realtà solo l’1-2% della popolazione è colpita da vere e proprie allergie alimentari.
La maggior parte delle reazioni avverse agli alimenti sono da ricondurre ad intolleranze alimentari od a reazioni idiosincrasiche, cioè reazioni apparentemente non giustificate.
Le intolleranze alimentari si differenziano dalle allergie alimentari per il tipo di anticorpi coinvolti nella reazione immunitaria. Questi anticorpi sono le Immunoglobuline A (IgA) nel primo caso e le Immunoglobuline G (IgG) nel secondo.
La più conosciuta tra le intolleranze alimentari è l’intolleranza al glutine, o celiachia.
La celiachia è una malattia cronica dell’intestino, causata da una proteina chiamata glutine presente in alcuni cereali come frumento, avena, orzo, farro, kamut, segale…. Le cause di questa malattia non sono ancora state chiarite definitivamente ma si ritiene che esista una predisposizione genetica alla celiachia.
Vista la diffusione e l‘importanza, anche sociale di questa intolleranza potremmo continuare a scrivere a lungo della celiachia ma pensiamo sia più utile affrontare questo argomento in un articolo monografico e più completo che uscirà nel prossimo numero di questa rivista.Questo articolo sarà uno degli elementi di un‘iniziativa di educazione sanitaria organizzata dall’Associazione Titolari di Farmacia della Provincia di Bolzano
(Federfarma Bolzano) e che avrà come scopo una maggiore diffusione delle conoscenze e, ci auguriamo, di una diagnosi precoce di questa patologia.
Passando ad altri tipi di intolleranze ricordiamo che esse sono riconducibili alla carenza di determinati enzimi digestivi. La più comune è l’intolleranza al lattosio dovuta al deficit dell‘ enzima lattamasi, responsabile della degrada-zione del lattosio in due zuccheri semplici, il galattosio ed il glucosio. Questi due zuccheri, a differenza del lattosio, sono assorbibili a livello della mucosa intestinale.
E‘ importante ricordare che il lattosio è uno zucchero presente non solo nel latte e nei suoi derivati ma anche in molti alimenti preparati industrialmente. Inoltre il lattosio è contenuto anche in alcune forme farmaceutiche. E‘ bene quindi che le persone che presentano questa intolleranza leggano sempre l‘etichetta degli alimenti e chiedano al proprio farmacista se i farmaci che assumano contengono lattosio.
In caso di intolleranza al lattosio i sintomi più comuni sono senso di sazietà, flatulenza, gonfiore e crampi addominali, acidità di stomaco, rigurgito, senso di pesantezza allo stomaco, stitichezza, nausea (soprattutto nei bambini), addome sensibile al tatto, dolori al basso ventre, diarrea. Dopo alcune ore dall‘assunzione i sintomi diminuiscono.
L’intolleranza al lattosio non è una allergia! Questa distinzione è molto importante perché, mentre in caso di allergia, anche piccolissime dosi di sostanza possono scatenare una reazione allergica, in caso di intolleranza, invece, la quantità di lattosio in grado di causare la reazione varia da individuo ad individuo e può andare da tracce di sostanza a diversi grammi.
Infine è bene ricordare che i sintomi di allergie ed intolleranze alimentari non devono essere confuse con quelli di situazioni in cui un alimento può causare temporaneamente un disturbo di tipo digestivo o metabolico a causa di disfunzioni digestivo/enzimatiche di lieve entità o di alterazioni della flora batterica intestinale.
I geloni
I geloni (detti anche ”pernioni“ nel gergo scientifico)
Come si presentano e quando compaiono?
I geloni si presentano come gonfiori lucidi, di colore lilla o rosato, e con una grandezza che può variare dalle dimensioni di una lenticchia fino al palmo di una mano. Quasi sempre colpiscono il dorso delle dita della mano o del piede, ma può capitare che si presentino anche sul volto. Nelle donne giovani compaiono, in dimensioni maggiori, anche sui polpacci, sul lato esterno delle cosce e nel cavo del ginocchio.
Che genere di disturbi causano?
Possono causare prurito, bruciore o dolore, soprattutto quando si passa dal freddo a un ambiente caldo. Il colore del gelone passa in questo caso dal rosso bluastro al rosso cinabro. Può capitare che si formino anche delle vesciche, che talvolta rimangono per settimane o mesi prima di scomparire.
Quando e a chi vengono piú frequentemente?
Diversamente dai fenomeni di congela-mento, i geloni non sono causati dal freddo intenso, ma piuttosto da una lunga esposizione a temperature intorno agli zero gradi, in presenza di elevata umidità dell’aria o quando subentrano forti sbalzi termici. Sono frequenti soprattutto in autunno e in primavera, poiché è in queste stagioni che il passaggio dal freddo al caldo è piú accentuato.
Ad esserne maggiormente colpite sono le donne in giovane età e quei bambini che tendono a cambiare colore della pelle sulle mani e sui piedi quando cala la temperatura (acrocianosi), in particolare quando stazionano a lungo all’aperto o in ambienti freddi e umidi.
Spesso questo disturbo è associato alla tendenza alla marmorizzazione della pelle (cutis marmorata), alla colorazione bluastra della pelle delle gambe (erythrocyanosis crurum puellarum) e alla tendenza alla sudorazione intensa delle mani e dei piedi.
Se una persona è particolarmente predisposta, i geloni possono ricomparire frequentemente per anni, lasciandosi dietro, per parecchio tempo, un’elevata sensibilità agli sbalzi termici.
Perché si formano i geloni?
I geloni si formano in seguito a una disfunzione del sistema di regolazione vegetativo nei vasi capillari della pelle, in presenza di temperature basse o sbalzi termici, soprattutto nelle persone in cui questi vasi non sono coperti da grasso o tessuto muscolare.
Alle temperature basse, infatti, questi minuscoli vasi si contraggono eccessivamente, causando delle alterazioni dannose nei tessuti. Quando poi, col rialzo della temperatura, tornano a riscaldarsi, si dilatano troppo e con una velocità eccessiva, facendo fuoriuscire del sangue nel tessuto (edema). È questo meccanismo che dà adito a un gonfiore infiammatorio.
Inoltre, pare che in chi soffre di geloni ci sia anche una componente genetica. Oltre alle temperature basse, un altro fattore che può causare i geloni è la pressione unita all’umidità, per esempio una calzatura troppo stretta, guanti troppo stretti o vestiti bagnati.
Infine, possono esserci cause diverse come l’alimentazione, gli squilibri ormonali, le infezioni virali, alcune patologie sistemiche, la stanchezza o l’abuso di alcolici, nicotina o altre droghe.
Come si prevengono i geloni? E come si curano?
Chi tende a soffrire di geloni può prevenirli efficacemente evitando gli effetti del freddo con la scelta di un abbigliamento idoneo. In presenza di ambienti umidi e freddi, quindi, è consigliabile indossare indumenti adeguati, o almeno spalmare delle pomate termoprotettive sulle parti piú esposte.
Inoltre, è importante evitare gli sbalzi termici troppo repentini.
Altre precauzioni da adottare per evitare i geloni sono:
Non fumare o bere alcolici al freddo. Fare esercizio fisico per stimolare la circolazione.
Possono essere utili dei bagni caldi con l’aggiunta di acido nicotinico di benzilestere. Attenzione, invece, ai bagni kneipp.
Nelle forme piú gravi, il medico può prescrivere la pentoxifillina (Trental®) o il naftidrofurile (Duso-dril®) per stimolare la perfusione sanguigna periferica.
Infine, una piccola consolazione: col progredire dell’età, i geloni tendono spesso a scomparire.
Dr Eduard Vigl
giá Primario del Reparto di Dermatologia dell‘Ospedale di Merano